Donald Tump Presidente degli Stati Uniti d’America. Secondo i sondaggi è inspiegabile. Ma solo secondo i sondaggi. Un articolo dell’esperto linguista George Lakoff  sulla comunicazione politica utilizzata dal Donal Trump durante la campagna elettorale conclusasi poche ore fa, spiega la vittoria del magnate. L’articolo è apparso su la Repubblica.
Lackoff che da decenni studia il rapporto fra mente e politica afferma chiaramente che Trump durante la battaglia elettorale non ha mai usato parole a caso, perché “sa perfettamente le reazioni che provoca”. Secondo l’esperto di comunicazione, il successo di Trump non è affatto un mistero. La sua popolarità nasce dall’applicazione rigorosa di un metodo di comunicazione . Donald Trump ha un talento innato per le provocazioni e le iperboli, cosa che gli permette con estrema facilità di calamitare l’attenzione dei media lasciando in penombra gli avversari.
Spiega Lackoff che la storia ha sempre prodotto dei leader il cui carisma e successo erano dovuti alla capacità naturale di trovare espressioni e frasi in grado di colpire il cuore e le menti di chi li ascoltava. La differenza è che prima tutto questo avveniva per caso, mentre oggi sappiamo perché accade. E può essere ottenuto di proposito. Infatti, la comunicazione politica è ormai entrata in una dimensione nuova che utilizza gli effetti che certe parole hanno sulla mente, finendo per condizionare opinioni e scelte elettorali.

Come?
Alcune parole, alcune frasi possono innescare dei meccanismi inconsci e automatici. E nella comunicazione politica ci sono parole, frasi, metafore che, più di altre, attirano l’attenzione della mente suscitando reazioni positive o negative e che, per questo, lasciano il segno in chi le ascolta.

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“Trump è una macchina da guerra – analizza Lakoff – ha saputo attivare i frame (schemi mentali) che riscaldano i cuori e le menti dei Repubblicani e degli elettori conservatori. Con una particolarità in più: è riuscito ad attirare l’attenzione di fasce ancora indecise del bacino elettorale. Trump non ha usato un linguaggio moderato, eppure è riuscito a richiamare parte di quello che, sbagliando, viene definito il popolo moderato.
I moderati, da un punto di vista cognitivo, non esistono. Esistono progressisti e conservatori, che guardano e interpretano il mondo con schemi mentali, frame appunto, molto differenti tra loro. In mezzo non ci sono moderati, ma persone che hanno nella mente alcuni schemi tipici dei progressisti e altri propri dei conservatori. Quelli che chiamiamo moderati sono in realtà dei bi-concettuali, perché su alcuni argomenti erano pro Hillary Clinton mentre su altri ascoltavano con interesse Trump. Secondo uno studio recente esistono almeno 15 tipi di bi-concettuali, che miscelano in modo diverso i frame conservatori con quelli progressisti. Quindici mosaici diversi composti da un diverso assemblaggio di tasselli bianchi e tasselli neri.
Trump è stato l’unico in grado di riscaldare sia il proprio popolo, quello dei conservatori convinti e di molti bi-concettuali”.
God Bless America.