L’obiettivo generico di business di un’azienda è remunerare il capitale investito;  più comunemente, guadagnare di più di quanto si spende.  E quel di più va deciso in anticipo perché li risiede la sopravvivenza o la ricchezza di un azienda.  A questo obiettivo si affiancano di solito altri obiettivi che possono essere legati sia alla performance di business  sia ad altri valori non necessariamente misurabili da indici economici. Questi macro obiettivi vanno dallo sviluppo delle vendite e dei fatturati, la quota di mercato, la reputazione, la diffusione del brand. E’ quindi fondamentale  che l’azienda fissi obiettivi chiari che siano in grado di guidare le future strategie di gestione del business. “Se non sapete dove state andando, finirete in qualche altro posto”, chiarisce una famosa frase. Ma come si fissano e pianificano gli obiettivi? I vari esperti di marketing si sono divertiti (e chi ama il marketing, posso assicurare, che si diverte a lavorare duramente) a trovare degli acronimi più o meno fantasiosi per definire le caratteristiche di un obiettivo. Una delle prime definizioni sostiene che ogni obiettivo deve essere SMAC, cioè Specifico, Misurabile, rAggiungibile (Achievable), Compatbile, In seguito la definizione è stata rimodulata in SMART, dove le prime tre caratteristiche sono rimaste immutate, mentre si è aggiunto Realistico, cioè che si possa effettivamente raggiungere, e Time releated, cioè entro un determinato arco di tempo.  I più fantasiosi hanno coniato l’acronimo di SMARTER, includendo le variabili Emozionante e Rivedibile, nel caso ci si accorga che sono mutate alcune condizioni esterne che impediscono il raggiungimento dell’obiettivo originario.
E comunque uscendo dal gioco degli acronimi, è fondamentale sottolineare che ciò che non può essere misurato non può essere considerato un obiettivo. E per misurare un obiettivo bisogna rispondere alla domanda: Quando saprai di averlo raggiunto?